Per venire al Santeodoro s’attraversa una tangenziale.

15 maggio 2015

Il video del numero scorso su Librino ha suscitato tante narrazioni, tra cui questa storia bella e importante, che volentieri pubblichiamo: di un quartiere, una squadra di rugby e un campo occupato.

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Per venire al Santeodoro si passa per forza da una tangenziale. Non ci sono strade di città a parte una che allunga da altri due quartieri e l’altra che non la sa nessuno.
Il catartico passaggio su viadotto serve a capire che stai uscendo da Catania per andare a Librino, che in realtà sarebbe un pezzo della città ma si subodora la volontà di tenerlo lontano.

Si arriva su viale Moncada che è uno dei viali circolari progettati quando Librino doveva essere una zona residenziale di un certo livello, prima delle speculazioni.
Essendo circolare percorrendo il viale prima o poi si arriva sotto al palazzo di cemento, che si chiama così perché di una dozzina di piani c’è solo il cemento: niente finestre, niente intonaco, niente porte.
Ci hanno abitato famiglie per anni in tutti i piani. Tranne al pianterreno, dove agivano gli spacciatori incappucciati. Ora l’hanno sgomberato. Non ci abita più nessuno. I poliziotti hanno rotto le scale per evitare che ci salisse qualcuno e in cima si dice abbiano trovato un cavallo e un’automobile.
Sotto il palazzo di cemento ci giocano i bambini del 5, che è il complesso di palazzi attorno e ci vanno a fare doposcuola i volontari dell’Iqbal Masih che è un centro sociale con la porta rossa con i bozzi delle pallottole.
Davanti al centro Iqbal c’è questo cortile di cemento dove 8 anni fa qualcuno ha avuto l’idea di giocarci a rugby. Che in librinese si dice rebbics. Il gioco è piaciuto tanto che i ragazzini hanno fatto una squadretta e sono andati al più importante torneo d’Italia che si chiama Topolino e si gioca a Treviso.
La cosa bella è stata che i nostri ragazzini se gli dici di dare botte, rubare la palla e scappare risultano particolarmente portati e infatti hanno vinto un sacco di partite. E siccome funzionava bene la storia del rebbics qualcuno ha detto: “facciamo una squadra vera, la chiamiamo I Briganti e giochiamo sul serio”.
E così fu. All’inizio eravamo un po’ improvvisati e prendevamo 90 punti a partita e ad ogni trasferta di rientro c’era qualcuno azzoppato. Ma eravamo e siamo ancora i più divertenti, con la curva più roboante e il terzo tempo più gustoso.
Scusate la divagazione ma per arrivare al Santeodoro bisogna passare da Treviso. Quando i ragazzi sono diventati tanti, più di 200, non li potevamo più andare a prendere e accompagnare in giro come prima. Ci serviva una casa e ce la siamo presa. Tornando alle indicazioni stradali: di fronte a quel cortile e alla porta rossa coi bozzi c’era un campo abbandonato. Dico “c’era” perché ora non è più abbandonato.

Per arrivarci si prende il viale a scendere e si gira a sinistra alla prima rotonda. Attenzione perché a Librino le rotonde hanno la precedenza invertita e in alcuni casi si fanno al contrario.
Lo abbiamo occupato il 25 Aprile 2012 ma non l’abbiamo mai considerata un’occupazione e infatti l’abbiamo chiamato San Teodoro Liberato. Abbiamo chiesto al comune di darcelo in concessione sempre.
Anche il presidente della Federazione Rugby lo ha chiesto, anche 7000 sottoscrizioni lo hanno chiesto, anche il ministro degli interni, il questore, il senatore Renzo Piano lo hanno chiesto.
E alla fine ce l’hanno dato.
Mentre aspettavamo ci abbiamo organizzato il più grande torneo del sud Italia, che si chiama Torneo Iqbal Masih e ci giocano più di 500 bimbi.
Ci abbiamo fatto il primo orto sociale a Catania e il primo parco giochi orizzontale (perché sennò ci rubavano o rompevano i giochi) ci abbiamo fatto una libreria che fa anche il doposcuola per i piccoli Briganti.
Ci facciamo le feste e gli incontri letterari, i mercatini e i laboratori. Ci facciamo gli aquiloni e ci ospitiamo amici del nord e campi antimafia.
E il bello è stato vedere che in città hanno iniziato a liberare piazze e locali, strade e palazzi. Ma ancora più bello è quando alla fermata dell’autobus vedi scendere un branco di ragazzini e non stanno andando a fare rapine, sono la nostra Under16 e agli allenamenti arrivano puntuali.
O anche due ore prima, perchè al SanTeodoro si divertono.

Ora, parlando di viali circolari e percorsi ciclici.
Capita durante un percorso di trovarsi ad un punto che ha molte cose in comune con le condizioni iniziali. Trovo che questi momenti siano perfetti per fare un punto e vedere da un passaggio all’altro cosa è cambiato e -per coraggio o ingenuità- se ne è valsa la pena.
Otto anni fa andavamo per giocare. E pure ora.
Attraversavamo l’Italia in bus per far fare ai ragazzi un’esperienza che gli cambia la vita. E adesso uguale.
La cosa diversa è che questa volta c’è un sacco di gente che si è data da fare per realizzare questo viaggio, da una parte e dall’altra. Ci sono gli organizzatori che ci hanno lavorato un anno. Ci sono LeGallineFelici che ci mettono un altrettanto. Ci sono gli organizzatori del LoFaccioBeneCineFest che hanno contribuito. Ci sono maniche alzate e mani al portafoglio, dovunque.
La strada per il San Teodoro ve l’ho spiegata.
Quella per Treviso la sappiamo già.
La cosa bella sarà percorrerla in tanti.

Mario,
maglia Brigante numero 36
e operativo delle Le Galline Felici

Sito della squadra I Briganti

Sito del campo San Teodoro Liberato

Con Marco Paolini a spiegare i placcaggi